Intervento di Pantelis Kalaitzidis, Accad. teol. di Volos
XVIII Convegno Ecumenico Internazionale di spiritualità ortodossa
COMUNIONE E SOLITUDINE NELLA TRADIZIONE ORTODOSSA
Bose, 8-11 settembre 2010
in collaborazione con le Chiese Ortodosse
INTERVENTO DI PANTELIS KALAITZIDIS, ACCAD. TEOL. DI VOLOS
Permettetemi una parola di ringraziamento a nome di tutti voi, a nome di questa assemblea. Abbiamo davvero un debito di gratitudine verso questa Comunità di Bose e verso il suo Priore per questa straordinaria occasione che ci è stata offerta, per il calore dell’accoglienza, per l’ospitalità « abramitica », per i momenti di condivisione, di preghiera e di comunione fraterna, che hanno toccato ciascuno di noi.
Penso che questo Convegno abbia costituito un’esperienza davvero eccezionale. Prendendo a prestito le parole di un noto teologo, potremmo dire in quest’occasione che l’unità dei cristiani non la si fa, ma la si scopre. Inoltre vorrei dire che, in questi ultimi anni, la Comunità di Bose e i Convegni Ecumenici Internazionali di spiritualità ortodossa che sono stati organizzati qui, non hanno solo rappresentato un momento di dialogo ecumenico sul piano del vissuto, ma per gli Ortodossi sono stati un’occasione davvero straordinaria per avvicinarsi fra loro, per incontrarsi e per conoscersi reciprocamente. Anche per questo ulteriore motivo siamo molto riconoscenti alla Comunità di Bose.
Prima di concludere, permettetemi ancora qualche parola a titolo personale : la Comunità di Bose mi ha fatto l’onore, il grande onore, di chiamarmi a presiedere quest’ultima sessione del Convegno. Sono molto sensibile a questo gesto e all’onore che, in tal modo, va – più che a me – all’istituzione che rappresento, l’Accademia Teologica di Volos. Un anno fa, in un momento difficile per la mia vita, fui obbligato a declinare l’invito ad intervenire al Convegno sulla vita spirituale. Ma grazie a Dio, grazie alle vostre preghiere, ora sono qui, insieme a voi, e vi sono davvero grato per le vostre preghiere, per il vostro interessamento e per l’onore che mi fate.
Pantelis Kalaitzidis