Ars celebrandi
Warning: Invalid argument supplied for foreach() in /home/bose/public_html/templates/yoo_moustache/styles/bose-home/layouts/article.php on line 44
Se la prima parte si offre come iniziale riflessione, che richiama la necessità di rinunciare alla stereotipa definizione di rito, relegata allo spazio dell'ovvietà ripetitiva, in vista di una sua comprensione mediante l'esperienza liturgica, quale epifania della Chiesa, le sezioni che seguono si presentano come una dettagliata applicazione liturgico-pastorale dei princìpi richiamati. Le "dodici massime" che connotano la comunicazione finalizzata a favorire una partecipazione fruttuosa, bene sintetizzano questo orientamento (pp. 33-34); ben oltre il presentarsi come regola fissa, in realtà, queste massime sono suggerite da una saggia e acuta osservazione pastorale e rituale finalizzata a porre al centro il mistero di Cristo celebrato. Può sorprendere, nella parte IV, trovare un capitolo dedicato al rispetto delle regole liturgiche (pp. 93-94). Non sorprende più, invece, quando si sottolinea che il rito-rituale esprime una dimensione di unità e, ancor più, un dono che ci è consegnato non per trattarlo come una proprietà, ma perché mantenga la sua identità di "dono", che viene dal Cristo attraverso la sua Chiesa. È da rilevare l'importanza attribuita al silenzio nella celebrazione (pp. 131-134) intesa non come spazio-tempo per la meditazione e la preghiera personale, ma quale azione pubblica della comunità dei credenti. Il silenzio è la condizione per l'ascolto, ma anche per l'azione rituale e per ciò che esprime nella preghiera dell'assemblea cristiana. Lo ricorda il Sal 65, 2™: «Per te o Dio, anche il silenzio è una lode». A mio avviso, nel presente volume troviamo non solo quella sensibilità dello spirito della liturgia proprio dell'area ecclesiale francese, che ha offerto testimonianze sublimi in proposito, ma anche quell' attenzione allo spirito autentico della riforma liturgica del Concilio Vaticano Il, come ebbe a richiamare Giovanni Paolo Il nella Lettera apostolica Vigesimus quintus annus (4 dicembre 1988).