Ars celebrandi
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La preoccupazione che soggiace, quale attenzione liturgico-pastorale nell'intero testo, si sintetizza propriamente attorno alla necessità di ravvivare, nel cuore della Chiesa che celebra, l'esperienza dell'incontro con il mistero pasquale di Cristo. «La liturgia è fondamentalmente un'arte dell'azione» sì, ma in quanto mette all'origine del suo agire l'evento di Cristo stesso in atto-di-Pasqua. In tal senso la liturgia della Chiesa è arte perché «serve», manifestando la risposta a quella diakon{a del Servo che l'ha preceduta e inaugurata definitivamente. La Costituzione Sacrosanctum Concilium del Concilio Ecumenico Vaticano II al n. lO definisce la liturgia come «culmine e fonte» della vita della Chiesa. «Culmine », da un lato, in riferimento alla parola di Dio proclamata nell'azione liturgica e che diviene evento sacramentale per l'assemblea cristiana; «fonte», dall'altro, in relazione al vissuto della comunità dei credenti che in essa trova motivo e alimento per il suo pellegrinare nella speranza. In questa prospettiva, la liturgia si offre come eloquenza della fede della comunità cristiana, autentica forma di evangelizzazione mediante la quale la Chiesa narra l'opera della misericordia di Dio nella sua storia di conversione quotidiana all'evangelo. Tutto ciò, però, è pertinente solo in quanto il Cristo stesso è il vero soggetto dell'azione liturgica; è lui che convoca e interpella il "noi" ecclesiale dell'assemblea affinché sia edificato in lui, mediante lo Spirito vivificante, come il suo corpo.