La rivoluzione delle sante sottomesse e protagoniste
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Trascorso l'inverno, quando il mare si aprì alla navigazione, viaggiò verso la Palestina. Giunse all?isola di Ponza, a Metone nel Peloponneso, attraversò le Cicladi, vide Rodi e Cipro. Poi arrivò ad Antiochia: salì in sella ad un asino, fino ad entrare a Gerusalemme. Il proconsole di Palestina, che conosceva benissimo la sua famiglia, ordinò di preparare per lei il palazzo pretorio di Gerusalemme, ma Paola preferì una modestissima cella, e fece il giro di tutti i luoghi sacri con tanto ardore e passione che non poteva lasciarli. Prostrata davanti alla croce, restava in adorazione, come se scorgesse il corpo del Signore. Entrata nel sepolcro, baciava la pietra che l'angelo aveva rimosso dalla porta, «e con le labbra, come se la sua fede fosse assetata di acqua, lambiva il luogo dove era stato disteso il Signore». Dopo aver distribuito denaro ai poveri e ai suoi compagni nel servizio di Dio, si diresse verso Betlemme, dove entrò nella grotta del Salvatore. «L'ho udita giurare - dice Girolamo - che vedeva con gli occhi della fede il bambino avvolto in fasce, che vagiva nella greppia, i magi che l?adoravano come Dio, la stella che risplendeva nel cielo, i pastori che venivano nella notte a contemplare il Verbo che si era fatto carne». Andò in Egitto: poi decise di rimanere per sempre a Betlemme, dove fondò una casa per i pellegrini vicino alla strada, perché Maria e Giuseppe non avevano trovato accoglienza. La prima virtù di Paola, secondo Girolamo, era l?umiltà: «Si abbassava a tal punto che chi andava a visitarla ed era impaziente di vederla a causa della sua fama, la prendeva per l?ultima delle ancelle». Dopo la morte del marito, non mangiò insieme a nessun uomo, nemmeno se sacerdote. Non si recava mai ai bagni. Sebbene colpita da febbri gravissime, non usò mai materassini morbidi, ma riposava sulla terra durissima. Piangeva a tal punto i propri lievi o inesistenti peccati, che la si sarebbe creduta colpevole di delitti. Diceva: «Bisogna sfigurare questo volto che, contro il precetto di Dio, ho spesso dipinto con il belletto, il bianchetto e il bistro: bisogna mortificare questo corpo che si è dato a molti piaceri. Le lunghe risate vanno compensate con un pianto continuo; i morbidi lini e le preziosissime vesti di seta vanno mutati in una ruvida pelle di capra. Mi sono resa gradita a mio marito e al mondo, ora voglio essere gradita al Signore». Dispose molte giovani monache in tre monasteri, in modo che fossero separate nel lavoro e ai pasti, ma unite nelle preghiere e nelle salmodie. Dopo il canto dell?alleluia, nessuna sorella poteva restare inattiva. A nessuna era lecito ignorare i salmi, e non imparare ogni giorno a memoria qualche pagina delle Scritture. L'abito era eguale per tutte. A parte il cibo e il vestito, non permetteva che nessuna possedesse qualcosa. Le monache che litigavano le riconciliava con parole dolcissime. Spegneva l'esuberanza fisica delle più giovani con digiuni frequenti e ripetuti.